Pranayama, una parola pregna di significati profondi
I nomi, nella terminologia yogica, non sono mai messi a caso, e nascondono spesso gli effetti di una pratica, oppure l’attitudine giusta per praticarla, i diversi livelli su cui lavora, oppure ancora una simbologia che chiarifica dove una pratica veramente vuole portarci.
Se restringiamo il campo e comprendiamo che il Pranayama si basa soprattutto sulle tecniche di ascolto e di manipolazione del respiro (il principale mezzo di approvvigionamento dell’energia vitale, prana), vediamo che il termine Pranayama significa semplicemente restrizione del respiro.
Questo potrà sembrare un pochino strano, se si pensa a questi yogi che proclamano di poter allungare a piacimento la vita e che oltretutto lo si possa fare restringendo una funzione vitale così importante come il respiro che noi abbiamo la sensazione di voler espandere il più possibile.
Noi siamo abituati, anche da una certa cultura yogica interpretata in modo superficiale e scorretto, a pensare che si giusto fare dei respiri profondi e prendere quanto più ossigeno possibile ed eliminare la “nociva” anidride carbonica.
Gli yogi ci dicono esattamente il contrario, di respirare poco, lentamente, in modo silenzioso ed impercettibile, addirittura ci dicono che noi abbiamo a disposizione, alla nascita, non un certo numero di anni ma un certo numero di respiri, quindi, da usare con molta parsimonia ….! E che la bocca è fatta non solo per mangiare e parlare ma anche per stare in silenzio, chiusa e fare respirare il naso e la pancia…